Ogni anno il 2 giugno festeggiamo la nascita della Repubblica Italiana.
Spesso però scordiamo a chi dobbiamo il fatto di vivere in uno Stato libero e democratico. Invece di ascoltare parole retoriche su Patria e Nazione, dovremmo riflettere su quali sono le basi su cui si fonda la nostra Repubblica e se agiamo coerentemente con esse.
Il primo fondamento dello Stato Italiano è la Costituzione. Un testo frutto del lavoro trasversale di tutti coloro che vollero un’Italia libera da ogni dittatura, dal fascismo e dalle sue prevaricazioni e dalle ingiustizie sociali. Una Costituzione moderna e attuale, seppur quasi ottantenne, a cui diedero il proprio contributo uomini e, per la prima volta, 21 donne, apparentemente divisi da ideologie politiche diverse (anche i monarchici parteciparono alla sua stesura!) o dalla diversità di età e provenienza, ma invece uniti e determinati nel costruire una nuova Italia antifascista. Così come durante la Resistenza lo sforzo comune per superare il tragico ventennio mussoliniano aveva portato alla Liberazione, allo stesso modo il lavoro della Costituente ha prodotto il risultato di un testo ricco di contenuti fondanti e fondamentali.
Nella nostra Costituzione sono contenuti tutti i principi e diritti primari, come quelli al lavoro e alla salute e quelli inviolabili delle persone di uguaglianza, inclusione e non discriminazione.
La Costituzione Italiana è coerente con l’idea di Europa unita che è nata negli anni successivi e che dovrebbe essere il nostro obiettivo: collaborare a un’Europa inclusiva, parte di un mondo giusto nel quale poter vivere con pari diritti e in pace, un mondo in cui tutti possano avere pari dignità, in cui non ci siano privilegi, ingiustizie sociali o discriminazioni, persone di serie A o di serie B, magari solo per avere la “sfortuna” di essere nati nella parte “sbagliata” del mondo.
Ma il fondamento più importante sono le persone.
Le persone che parteciparono attivamente alla Resistenza e alla Liberazione dell’Italia dalla dittatura nazifascista. Le persone che parteciparono al voto del 2 giugno 1946. Le donne, che in quel 2 giugno ebbero la possibilità di votare e di essere elette. Le persone che stesero il testo della Costituzione.
E così via fino a oggi: le persone che si impegnano diligentemente ad applicare la Costituzione, ognuno per la sua parte, di cittadino, di lavoratore, di contribuente, perché i diritti in essa contenuti siano garantiti e rispettati, seguendo le parole di Sandro Pertini: “La Costituzione è un buon documento; ma spetta ancora a noi fare in modo che certi articoli non rimangano lettera morta, inchiostro sulla carta. In questo senso la Resistenza continua.”
Alcuni principi di questa nostra bella Costituzione purtroppo sono tuttora disattesi, nonostante la loro basilarità. E allora è importante che le persone si attivino per attuarli tutti, per rispettare la carta costituzionale in tutte le sue parti e soprattutto per tutelarla contro chi ha la volontà di stravolgerla e di riformarla in modo da togliere valore al Presidente della Repubblica e soprattutto al Parlamento, cioè alla rappresentatività dei cittadini.
Un valido modo di tutelarla è la partecipazione alla vita pubblica.
Innanzitutto con il voto, per esercitare il proprio diritto di scegliere, invece di subire le decisioni di pochi altri. Ma anche interessandosi alla Politica (con la P maiuscola), quella che non si riduce a tifo e propaganda o alla ripetizione di sterili slogan, quella dove la competenza è alla base dell’impegno, serio, a favore del bene pubblico.
Spero che le giovani generazioni, a partire dai diciottenni che il 2 giugno hanno il loro debutto civico, riescano a riportare la classe dirigente di questo Paese al livello di quella dei nostri padri costituenti e a restituire alla Politica il suo ruolo: quello di lavorare per un futuro migliore avendo sempre una visione a lungo termine, invece di pensare sempre ai propri singoli interessi elettorali.
Nadia Rosa