Nell’ultima settimana sono state fatte dichiarazioni scorrette, false illazioni e affermazioni tendenziose circa la nostra posizione riguardo al tema dei richiedenti asilo.
E’ un nostro dovere quindi replicare in merito alle ambiguità dimostrate dal Centrodestra per Ausilia Angelino, illustrando le nostre soluzioni concrete e sostenibili.
Nel caso dei CAS (centri di accoglienza straordinaria), presenti nel nostro Comune, il contratto per la gestione dei richiedenti asilo, è stipulato solamente tra una società privata e il Prefetto. Il Comune non può in alcun modo intromettersi nella trattativa e contestare il contratto. Attualmente i CAS a Lonate ci sono e nessuno ha potuto bloccare gli arrivi: a dimostrazione di ciò è il fatto che anche l’ex amministrazione di centrodestra non ha potuto fare altro che prendere atto dell’arrivo di richiedenti asilo solo a fatto compiuto, come già confermato dall’ex sindaco Danilo Rivolta durante l’assemblea civica di dicembre 2016.
Fermo restando che l’accoglienza dei richiedenti asilo è, oltre ad un dovere morale cristiano e civico, anche un obbligo istituzionale al quale, per legge, un Comune non può in alcun modo sottrarsi, riteniamo che l’unica via percorribile per gestire al meglio la situazione sia quella dell’attuazione di un’adesione al progetto SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati).
Questo perché solo lo SPRAR prevede per legge un limite numerico delle persone ospitate (3 per 1000 abitanti). Tale vincolo numerico non è applicato invece ai CAS che permettono l’arrivo di un numero illimitato di migranti.
Con i CAS, quindi, non si ha certezza: il prefetto può dare il via libera all’apertura di un numero di CAS maggiore al vincolo del 3 per mille e in questo caso nulla viene gestito dal Comune, ma esclusivamente dai privati.
Attualmente quindi a Lonate Pozzolo non c’è alcuna limitazione numerica degli arrivi dei richiedenti asilo, contrariamente a quanto asserito da Ausilia Angelino.
Essendo probabile che ci siano nuovi arrivi, noi sottolineiamo che l’unico modo per impedire l’arrivo indefinito, incontrollabile e socialmente insostenibile di richiedenti asilo è l’attivazione dello SPRAR, l’unico sistema che pone una garanzia di tetto massimo.
Nei comuni che hanno aderito allo SPRAR, il prefetto non può aprire dei CAS a suo piacimento (si veda http://www.sprar.it/piano-di-ripartizione-e-clausola-di-salvaguardia e la Direttiva Ministeriale dell’11 ottobre 2016 http://www.sprar.it/wp-content/uploads/2017/02/ministrointerno11ottobre2016.pdf), e il flusso risulta essere regolato dal vincolo dei 3 ogni 1000 rifugiato/abitanti.
L’accordo prevede che l’accoglienza dei richiedenti asilo vada dirottata su quei territori che non fanno accoglienza, cioè che non hanno aderito al sistema SPRAR. Se un Comune entra in un progetto SPRAR, non è obbligato ad accogliere anche un centro di accoglienza straordinaria (CAS).
Un altro aspetto fondamentale da considerare è che molto spesso l’operato delle società che gestiscono i CAS è piuttosto discutibile sia per quanto riguarda la qualità dei servizi erogati, il controllo dell’operato svolto e la conseguente integrazione dei richiedenti asilo sul territorio. Queste realtà ricevono infatti un compenso per ogni persona ospitata, a prescindere dalla qualità del servizio effettivamente svolto e questo crea le condizioni affinché le società che gestiscono i CAS non facciano quanto stipulato nell’accordo con il prefetto.
Un’ulteriore differenza tra il CAS e lo SPRAR è che il secondo, si fonda su di una progettualità, si basa sull’organizzazione gestita dal Comune.
Vogliamo contrastare, tramite la presentazione di un progetto di questo tipo, circoscritto e mirato, il business incontrollato dei soggetti privati che intendono solo lucrare con l’apertura dei CAS come già sta accadendo in molte realtà, compresa la nostra.
Semplifichiamo: più controllo all’origine, maggiore sicurezza.
Noi vogliamo dare risposte serie e concrete e non solo parlare per slogan elettorali.
La dimostrazione del fatto che lo SPRAR sia l’unica scelta concreta e utile è che anche il Grande Nord, da sempre su posizioni più accese a difesa dell’identità, abbia oggi inserito nel suo programma elettorale l’adesione al progetto SPRAR.
L’attacco del centrodestra al nostro programma elettorale e alle nostre soluzioni, oltre ad essere ingiustificato, scorretto nei contenuti e fuorviante per gli elettori lonatesi, è la dimostrazione che il centrodestra non vuole risolvere il problema.
O probabilmente il motivo dell’attacco di Ausilia Angelino è da ricercare nell’impossibilità di ammettere che lo SPRAR sia la soluzione migliore poiché incompatibile con le posizione dei partiti che la sostengono. Ennesima dimostrazione che per il centrodestra i diktat dei partiti contano più del bene di Lonate.